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sabato 6 luglio 2013

Origine del Sefer Yetzirah



Le più antiche attestazioni storiche risalgono ai primi secoli dell'epoca cristiana, periodo estremamente fecondo quanto a nascita e sviluppo di correnti mistiche dalle forme più diverse.
Lo straordinario impulso nato dall'opera di diffusione dell'insegnamento di Gesù di Nazareth, aveva incontrato ad occidente un impero romano pullulante di sincretismi tra tradizioni occidentali e correnti misteriche provenienti da oriente e non solo. Il nuovo insegnamento non mancò di suscitare la nascita di ulteriori movimenti in quel grandioso processo di definizione di identità che vide la sua conclusione nell'affermazione delle due chiese di Roma e Costantinopoli e, lungo il suo percorso, il moltiplicarsi di dottrine cosiddette gnostiche, interpretate in seguito come eresie.
Come ben argomenta Antonio Panaino nel suo "I Magi evangelici", i secoli immediatamente successivi alla prima predicazione del cristianesimo mostrano un lavoro di elaborazione estremamente intenso, nel quale tutte le correnti magiche e misteriche precedentemente diffuse nel mondo mediorientale ed ellenistico vengono coinvolte, mentre molti nuovi movimenti nascono nel tentativo a volte di sintetizzare il vecchio e il nuovo, altre di promuovere una visione più o meno soggettiva delle nuove idee circolanti.
In particolare fiorisce il fenomeno di quei movimenti che verranno poi chiamati gnostici, specialmente in ambito cristiano. Tali movimenti portano alla luce dottrine probabilmente molto antiche e di ambiti diversi che vanno a confluire in complessi sistemi, spesso settari, fondati su visioni dogmatiche e pervase di elementi misterici.
All'interno di questo quadro storico si collocano le tracce del primo Sefer Yetzirah, che taluni studiosi sono stati portati a interpretare come una trasposizione in chiave ebraica dello gnosticismo cristiano. Tale ipotesi si fonda sostanzialmente su una somiglianza di forma, in alcuni casi particolarmente evidente, tra i linguaggi costruiti su un simbolismo matematico, nonché linguistico, usati nei due ambiti per descrivere una cosmologia del creato che, bisogna però notare, parte da presupposti e giunge a conclusioni molto differenti. Come chiaramente evidenziato da Alfonso M. Di Nola (nel suo Cabbala e mistica giudaica), nonostante le somiglianze formali tra l'esposizione del Sefer Yetzirah e i testi gnostici, permangono fondamentali differenze nella sostanza dal momento che la formulazione cosmologica di ambito gnostico culmina tipicamente nella definizione di un politeismo, per sua natura opposto al monoteismo, elemento fondante nella concezione espressa dal 'nostro' testo. Non basta, dunque, una vicinanza spaziale o formale per ricondurre il testo a questa fonte.

Di fatto un linguaggio misteriosofico connesso con le lettere, i numeri, la geometria, è un elemento che possiamo ritrovare in numerose tradizioni in tutto il mondo, mentre alcuni elementi simbolici del testo, quali il dragone/serpente primordiale e alcune notazioni astrologiche, sembrerebbero più chiaramente riprese da altre tradizioni, per rintracciare le quali si è pensato alle culture egiziana, canaanea, assiro-babilonese. Non bisogna, però, dimenticare che i linguaggi delle tradizioni mistiche presentano una somiglianza attraverso il tempo e lo spazio in misura di gran lunga maggiore rispetto alle tradizioni religiose ufficiali, ed è facile ritrovare gli stessi elementi simbolici anche a grandi distanze, fatto spesso fuorviante per lo studioso delle tracce storiche. 


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