The Earth's Heart

CURRENT MOON

sabato 22 ottobre 2011

Leggenda Navajo


Coyote e il gigante


All' alba dei tempi, la terra era ancora popolata da giganti. Era prima che i Gemelli divini, gli dei guerrieri, avessero finito di sterminare i mostri divoratori di uomini che minacciavano la sopravvivenza dei nostri antenati Anasazi. Coyote c' era già e ficcava il naso dappertutto, immischiandosi nelle faccende del mondo. Anche se non è molto frequentabile e gioca spesso tiri mancini, bisogna proprio riconoscere che la sua astuzia ci ha reso grandi servizi. Non è lui che è riuscito a strappare il segreto del fuoco e a rubare il primo branco di bisonti che una banda di egoisti teneva per sé?
Un giorno, decise di esplorare il Gran Canyon del Colorado. All' entrata, incrociò una vecchia che gli disse:
- Non avventurartici, è il territorio di un temibile gigante.
- Oh, rispose Coyote, non preoccuparti, ho più di una freccia al mio arco. Non è la prima volta che ho a che fare con un orco. E finora, come vedi, me la sono sempre cavata bene!
- Forse, ma quello è enorme e molto furbo. Nessuno è mai tornato da questo canyon.
- Ebbene, sono curioso di vedere questo fenomeno, di sapere chi sarà il più furbo. Mi stupirebbe molto che un gran babbeo di gigante mi battesse al mio gioco!
- Ti ho avvisato! gridò la vecchia al canide impenitente che stava già trotterellando nel canalone.
Coyote si addentrò nel canyon rasentando la roccia rossa, stando ben attento a rimanere al coperto. Rizzando gli orecchi e aguzzando la vista, era sicuro di scorgere il gigante prima che questi avesse il tempo di vederlo arrivare. Giunse davanti all' entrata di un' immensa caverna.
- Toh, forse è l' antro del mostro. Andiamo a esplorarlo.
Si avventurò all' interno, ammirando nel passare due magnifiche file di stalattiti e di stalagmiti il cui biancore madreperlaceo risaltava sull' ocra della parete rocciosa. Addentrandosi poi nell' oscurità, camminò per un po' alla cieca, fino a quando urtò qualcosa che somigliava a un essere vivente. Distinse infine un uomo che si trascinava per terra con la lingua penzoloni.
- Ehi, fratello bipede, sembri mal ridotto.
Non preoccuparti, ti darò una mano.
E lo aiutò a rialzarsi. L' altro che, visibilmente sfinito, non si reggeva più, ebbe la forza di mormorare:
- Credo non ci sia più niente da fare. Siamo perduti. Sono tre giorni che tento di uscire da questa gola, ma ogni volta che mi avvicino all' orifizio, lui deglutisce. Sono allo stremo delle forze e muoio di fame ...
- Aspetta, che dici mai? Chi è che deglutisce?
- Ti credevo più furbo, Coyote! Non hai ancora capito che ti trovi già nelle fauci del gigante?
- Accidenti, questo è il colmo! Allora mi sono fatto fregare!
- Eh si, come un principiante! Il mostro dalla pelle rossa rimane sdraiato nel canyon, confondendosi con il paesaggio. Aspetta a bocca aperta e tutti ci cascano.
Coyote si grattò pensoso il cranio, tirò su col naso e poi abbozzò un sorriso crudele.
- Ah, voi uomini avete un testone ma non sapete farlo funzionare come si deve. Muori di fame quando sei all' interno di questa montagna di ciccia! Ma questa è una vera dispensa! Basta servirsi!
E il più furbo della razza canina, afferrato il suo coltello di selce, si mise a tagliare la parete rocciosa da cui cominciarono a colare rivoli di sangue. Pose un pezzo di carne di gigante all' affamato e addentò un altro pezzo che aveva serbato per sé.
- Ehi, disse estasiato a bocca piena, non sarà forse tenerissima ma ha un gusto squisito!
Mentre i prigionieri masticavano riprendendo le forze, all' improvviso dovettero aggrapparsi alla parete: la terra si era messa a tremare e una raffica di vento si era infilata nella caverna. Era il gigante che, irritato, si era raschiato la gola e aveva tossicchiato. Il mostro cominciava del resto a preoccuparsi pensando:
- Coyote non è forse estraneo a questa tracheite... E dire che mia nonna mi aveva esortato a diffidare di questo naso a punta. Non avrei proprio dovuto inghiottirlo!
E le noie del colosso non facevano che cominciare, poiché lo sciacallo amerindio stava già riflettendo sul modo di trarsi d' impaccio.
- Vediamo, vediamo, non sarebbe prudente uscire dalla bocca, si rischierebbe di essere triturati da quei denti mostruosi che ho visti all' entrata. L' uscita posteriore è forse ostruita. Vai a sapere se l' orco è stitico! E a ogni modo non ho voglia di essere intossicato dai gas, io! Aspetta, aspetta, credo ci sia qualcosa da tentare da quella parte.
E Coyote fece segno all' uomo di seguirlo.
Si avvicinarono a una camera sotterranea in cui risuonava un immenso tamburo. Il cugino della volpe salì sulle spalle del compagno di sventura e sferrò una gran coltellata alla parete. Vennero trascinati via subito da un torrente vermiglio, un fiume sotterraneo che li espulse dalla bocca mostruosa con l' ultimo respiro del gigante. Un mucchio di bipedi e di quadrupedi non tardò a raggiungerli prima che l' immensa caverna si richiudesse per sempre.
Uno degli scampati chiese al salvatore:
- Come fai a riuscire là dove tutti falliscono?
Alzando le spalle, Coyote rispose:
- Semplice: non faccio mai niente come gli altri.


da Racconti dei Saggi Pellerossa (di Pascal Fauliot e Patrick Fischmann ed. L'Ippocampo)

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